L’ernia ha una sintomatologia fastidiosa e a volte penosa per il paziente. Viene avvertita come una sensazione di tensione o peso che, in determinate condizioni quali l’ortostatismo prolungato, sforzi particolari, ma anche nelle prime fasi della malattia, può accompagnarsi a fitte dolorose che cessano comunque al rientrare dell’ernia in cavità addominale. La grandezza della tumefazione erniaria è legata al tipo di ernia e al suo grado di sviluppo. Inizialmente è poco o affatto evidente ma con il passare del tempo diventa sempre più voluminosa fino a raggiungere in alcuni casi (ernia ombelicale ma soprattutto inguinale) un volume mostruoso. La sua consistenza al tatto è teso-elastica, pastosa o granulosa a seconda del contenuto.
La sintomatologia dell’ernia si aggrava notevolmente nel caso di complicazioni:
- Infiammazione. È piuttosto rara e comporta la formazione di aderenze tra i visceri erniati e la parete sacculare. Di solito è secondaria ad un trauma violento o a microtraumi ripetuti, quali quelli dovuti al cinto che alcuni pazienti indossano per contenere l’ernia.
- Irriducibilità. È caratteristica delle ernie permagne e di quelle che hanno subito fenomeni infiammatori con formazione di aderenze.
- Intasamento. È una complicazione tipica delle ernie inguinali quando sia presente il sigma, segmento del colon contenente feci formate. In questi casi può accadere che la massa fecale si accumuli progressivamente nell’ansa erniata distendendola e ostruendola. Il conseguente blocco del transito intestinale provoca una occlusione intestinale meccanica, patologia che richiede un trattamento tempestivo. Nelle fasi iniziali e in presenza di situazioni generali particolarmente compromesse (in cui si richiede il rinvio temporaneo dell’intervento chirurgico) si può tentare anche una riduzione per taxis, manovra che deve essere eseguita con le dovute cautele, per evitare che una pressione eccessiva sull’intestino disteso possa determinarne la rottura.
- Strozzamento. Interviene quando le strutture che formano il colletto del sacco improvvisamente esercitano un’azione di strangolamento sul segmento di intestino che lo attraversa e sul peduncolo vascolare contenuto nel suo mesentere con gravi conseguenze sulla circolazione dell’organo.
Questa complicazione è particolarmente temibile perché, se non viene risolta tempestivamente, porta alla necrosi ischemica con conseguente perforazione della parete intestinale. La patogenesi di questa complicazione è oggetto di discussioni e le ragioni per cui un colletto normalmente beante d’improvviso si trasformi in un cingolo strozzante non sono state completamente chiarite. Molto evidente è invece il quadro clinico con cui lo strozzamento si manifesta nelle ernie esterne e che è caratterizzato da:
- irriducibilità improvvisa (in genere dopo uno sforzo);
- dolore spontaneo esacerbato dalla palpazione della tumefazione che diventa tesa e dura;
- segni di occlusione intestinale;
- segni di peritonite in caso di perforazione con versamento del contenuto settico in cavità addominale.
In presenza di uno strozzamento le manovre di riduzione per taxis sono controindicate sia perché molto rischiose (rottura dell’intestino già sofferente) sia perché, quando praticate con successo e una volta che l’intestino è stato riportato in addome, non consentono di valutare l’entità dell’eventuale danno ischemico che ha subito. L’intervento chirurgico invece consente l’esplorazione diretta del viscere coinvolto e quando praticato con tempestività riesce a evitare danni ischemici irreversibili all’intestino risparmiando al paziente la più complessa e rischiosa resezione del tratto intestinale necrotico.
Più subdola invece è la sintomatologia dello strozzamento delle ernie interne che si manifesta con un quadro di Addome acuto.